TRAMA
Un senso di colpa terribile, che ad anni e anni di distanza non si potrà mai esorcizzare. Nemmeno dichiarandolo, nemmeno urlandolo, nemmeno scrivendolo. Nell’estate del 1935, Briony Tallis, tredici anni, crede di aver visto qualcosa che deve assolutamente denunciare: anzi, ne è sicura. Robbie, che sta diventando l’amante di sua sorella maggiore Cecilia, ha violentato una sua amichetta, e questo crimine dev’essere denunciato. Le conseguenze saranno più grandi di quanto potesse sospettare, e ad anni e anni di distanza si faranno sempre peggiori.
Dal best seller di Ian McEwan, il regista Joe Wright, qui alla sua seconda opera cinematografica, ha tratto il suo Espiazione che ha aperto la 64a Mostra di Venezia. Un film raffinato, doloroso e commovente, con qualche “però”. Non ho letto il libro di McEwan, ma credo lo farò presto: sono convinto che sia un libro bellissimo. Perchè la storia che il film di Wright ci racconta è cattivissima, crudele e terribilmente triste, e ti travolge soprattutto nell’ultima parte, dove per forza di cose bisogna ammettere che si esce quasi distrutti. Però appunto, calma coi sentimenti e attenzione ad un paio di cose: chi ne ha il merito? I pregi sono da attribuire soprattutto allo scrittore.